Fin dai tempi più antichi, quando popoli diversi con culture diverse si incontrano, le loro lingue evolvono, contaminandosi a vicenda, tramite scambi e prestiti linguistici.
Uno scambio culturale esemplare, che risale all’epoca antica, è quello avvenuto in seguito alla conquista romana del mondo greco: la cultura ellenistica fu assorbita dal mondo romano, nonostante l’opposizione dei più conservatori.
In ambito contemporaneo, in seguito all’avvento della globalizzazione favorita dallo sviluppo tecnologico, l’inglese ha conosciuto l’apogeo della propria diffusione: questa lingua ormai parlata in tutto il mondo viene sempre utilizzata correttamente?
Nel rispondere a questa domanda, non possiamo che presentare gli pseudoanglicismi!
Sono parole o espressioni che le persone utilizzano pensando siano inglesi, ma che in realtà alle orecchie di un madrelingua non hanno alcun significato, oppure hanno un significato diverso.
Ed ecco qualche esempio di pseudoanglicismi!
Esempi di pseudoanglicismi
Cotton fioc
Tutti noi siamo convinti che questa parola derivi dalla lingua inglese… sbagliato!
Infatti, il nome che si usa nei paesi anglosassoni per indicare il bastoncino con la punta di cotone è cotton swab o swab negli Stati Uniti e cotton bud nelle diverse zone del Regno Unito, dell’Australia e del Sud Africa.
Confidente
Attenzione a questa parola ormai ingannevole! Sempre più spesso viene utilizzata non per indicare la persona di cui ci fidiamo e a cui confidiamo, per l’appunto, i nostri segreti, ma per dire “fiducioso”, “sicuro di sé”. Come mai? Perché assomiglia all’inglese “confident”, che vuol dire proprio “convinto” e “sicuro di sé”. Ed è così che un “confident driver” in italiano diventa “un pilota confidente”. Chi non confiderebbe i propri segreti a un pilota, d’altronde?
Know How
Quante volte durante una riunione o una presentazione aziendale avete sentito parlare del “know how”? Ormai tutti sanno che indica la competenza e l’esperienza, le capacità e le conoscenze specifiche di una data professione, giusto? Giusto, ma solo in Italia. Un madrelingua inglese non potrà che sorridere sentendo questa espressione, sa bene che con queste due paroline inglesi in realtà si vorrebbe dire “expertise”.
Stage
Ecco un esempio di pseudoanglicismo davvero curioso. Di fatto non è un anglicismo, ma si pensa lo sia perché la grafia fa pensare a una parola straniera, quindi facilmente una parola inglese. Invece l’origine di questo termine è francese, così come la sua pronuncia corretta, che sarebbe appunto “alla francese”: ‹stàaˇ∫›. Eppure in molti utilizzano questo termine per parlare di “un periodo lavorativo a inizio carriera”, di una “fase lavorativa iniziale”, pronunciandolo “all’inglese”: ‹stèiǧ›. Quindi per un anglofono cos’è lo ‹stèiǧ›? Il suo primo significato è decisamente un altro: palco, o palcoscenico. E come si dice ‹stàaˇ∫› in inglese? “Internship”.
E poi esistono parole utilizzate con “significati impropri” sia in italiano che in inglese, come. Un esempio?
Alibi
Questa parola viene spesso usata come sinonimo di “scusa”, ma questo uso è sbagliato. Il termine “alibi” deriva dalla lingua latina e la sua traduzione è “altrove”.
Si utilizza solitamente come mezzo di difesa per l’imputato di un reato, con il fine di dimostrare che questi non poteva trovarsi nel luogo in cui il fatto è avvenuto. È per estensione che, la parola “alibi” è diventata sinonimo di “attenuante, giustificazione”, ma non ricordiamoci che non è quello il suo significato originale.
Quante volte ci sarà capitato di utilizzare tutti questi pseudoanglicismi senza nemmeno accorgercene? Viene da sorridere anche a te, vero?